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martedì 4 agosto 2020

Giovanni Berio . ligustro




Giovanni Berio Ligustro


... ci ha lasciato, 


grande perdita sia per l'uomo che per l'artista,
per Imperia e per tutti coloro che lo conoscevano

11/12/2015




Giovanni Berio


noto in arte come Ligustro, è nato a Imperia nel 1924. Si dedica dal 1986 esclusivamente allo studio della xilografia policroma giapponese e delle sue tecniche Nishiki-E in uso nel Periodo Edo realizzandone la stampa a mano sulle preziose carte prodotte in Giappone ancora con antichi metodi artigianali.

la Cumpagnia de l'Urivu

Siete tutti invitati alla 
presentazione del libro 
di Enrico Berio 

presso la Cumpagnia de l'Urivu 
il 2 marzo 2017 


E' inutile, se rileggo l'ultima lettera che mi resta di Perlina, il sangue comincia ad agitarmisi dentro e in me c'è come un senso di affanno e di rimpianto per una passione non sfogata. 

Mi pare impossibile, ancora a mesi e mesi di distanza, che sia capitata una cosa tanto fatale e che, contro la nostra volontà, siano crollati i più bei sogni della nostra giovinezza. 

Solo le macerie della città mi convincono dell'esistenza di tante macerie morali. 

Perché la guerra è passata sulle cose e sui viventi, sui corpi e sulle anime. 

La guerra ha sconvolto, incidendo profondamente le rughe sui volti umani, arando nei cuori più giovani solchi incancellabili. Eppure, se rileggo l'ultima lettera che mi è rimasta di Perlina, mi pare impossibile che sia capitato ciò che è capitato e penso che tutto sia ancora come prima. 

Invece sono passati anni di terrore e giornate che non si scorderanno per la loro tragica importanza. 

Perlina è morta. 

E' stata uccisa lassù, con una morte lenta, raffinata di torture. E' stata uccisa con armi vili che le hanno lasciato la vita, ma le hanno tolto l'anima.Risorgerà ? Mistero. 

Oggi essa è morta, terribilmente morta. 

La fanciulla timorata di Dio ha perso la fede, la donna amica del focolare non conosce più la bellezza delle ore passate in casa, la tenera compagna dei bimbi disprezza la fanciullezza, ella, seria e compunta, ride, ride, ride. 

E' un riso nervoso, convulso, inutile, inspiegabile.L'ho persa o s'è persa ? Perché la purezza che le rimane è frutto di orgoglio e di pudore, innati selvaggiamente come il desiderio dei sensi. E furono gli uomini a ridurla così, non pazza, no, ma eccitata, sconcertata, eccentrica, volubile, apatica.

Così, nel 1946, a 24 anni, Enrico Berio aveva iniziato a scrivere, di getto, un racconto che, per tutta una serie di circostanze era rimasto inedito nel solito cassetto delle cose di cui si è più gelosi e che si teme di poter sciupare.

Ma, con il passar del tempo, altrettanto impellente è stato, per l'autore, il bisogno di lasciarne la traccia, il ricordo, ormai generico e senza reali riferimenti a persone o ad avvenimenti, se non in forma romanzata, ma comunque verosimile e degna delle meditazioni con cui lo ha arricchito la saggezza di madre e di docente di Nerina Neri Battistin .

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